Gli odontoiatri sono i medici dell’apparato masticatorio e, in quanto tali, sono chiamati a valutarne le strutture e le funzioni sia nella normalità (a scopo epidemiologico-preventivo) che nella patologia (a scopo diagnostico-terapeutico).
Nella sua magistrale opera intitolata “L’organo masticatorio”, Rudolf Slavicek esprime la sua profonda convinzione che l’organo masticatorio umano sia unico nelle sue strutture e nelle sue funzioni. Conosco il Professore già ultra ottantenne nel 2013, quando decido di affrontare un cammino di studio e formazione in questa materia, stufo delle vuote parole che circondano la disciplina gnatologica e già da tempo convinto che, ben lontana dall’essere una branca “specialistica”, la gnatologia sia un necessario bagaglio culturale con caratteristiche di trasversalità in odontoiatria.
Tutti nascono unici, solo alcuni continuano ad esserlo
Robert Nesta Marley
La scuola Viennese, prima che per i protocolli operativi, mi ha conquistato con la sua filosofia. Tra tutti gli elementi caratterizzanti il pensiero di Rudolf Slavicek, due sono diventati immediatamente cardini del mio approccio al paziente.
In primis, l’unicità dell’individuo. Tutti noi trattiamo ogni paziente in modo individualizzato, a partire dai suggerimenti e dai protocolli di mantenimento, fino alle riabilitazioni più o meno estese. Allo stesso modo, nessuno di noi si sogna di trattare i pazienti “in serie”, come fossero numeri. Dietro a questa condotta ed alla sua base ci sono sempre state motivazioni legate alla deontologia, all’empatia o piuttosto a specifici aspetti terapeutici per promuovere l’accettazione del nostro lavoro da parte del paziente. Quello che mancava alla mia prospettiva era l’attenzione all’ontogenesi dell’individuo, completamento ed integrazione necessari della filogenesi dell’essere umano. Raccogliere elementi di valutazione che giustifichino strutture e funzioni dell’individuo porta ad un approccio olistico, ad una visione di insieme allargata. La formulazione di una diagnosi, in questo contesto, è affidata solo in parte ad analisi strumentali, mentre diventa piuttosto il risultato di un percorso che vive ad un livello di coscienza e conoscenza più profonde. Troppo spesso, purtroppo, la moderna medicina ha sacrificato la visione di insieme al dato strumentale. Riaffermare l’unicità dell’individuo significa dare nuovo valore alla sua storia, al suo percorso.
L’operatore che voglia rendere proprio questo approccio deve comprendere la necessità di espandere le proprie conoscenze, al di là di quelle che vengono normalmente ritenute le sue competenze. Tutto questo richiede un grosso sforzo ed un costante impegno, che tuttavia vengono ripagati dal piacere della scoperta, dalla continua crescita professionale e, non da ultima, dalla gratitudine dei nostri pazienti.
Il secondo aspetto riguarda lo studio delle funzioni dell’organo masticatorio, ovvero: la masticazione, il linguaggio, la respirazione, la postura, l’estetica e la gestione dello stress. Questo studio è di estrema rilevanza nel moderno panorama dell’Odontoiatria Conservativa e Restaurativa, dove gli aspetti legati alla funzione sono sempre più spesso sacrificati in favore dell’Odontoiatria Estetica. Quest’ultima, come si può facilmente desumere dalla precedente affermazione, se considerata singolarmente, rappresenta solo una minima parte del più ampio ambito funzionale in cui si muove il paziente.
Inoltre quelle strutture dell’organo masticatorio che vengono comunemente considerate le determinanti oggettive e soggettive dell’estetica (cfr. Magne P. e Belser U. 2002), oggi sono studiate in modo molto più approfondito e metodologicamente avanzato rispetto alle strutture protagoniste delle altre funzioni sopra elencate. Credo sia importante sottolineare l’errore concettuale che sta alla base di un simile approccio: in un sistema pensato per il movimento, in cui è evidente l’elaborazione di complessi schemi funzionali, tutte le strutture meritano una valutazione diagnostica precisa e rigorosa, che tenga in adeguata considerazione le loro reciproche interazioni.
E’ affascinante studiare l’anatomia, la fisiologia e la fisiopatologia dei singoli elementi costitutivi e dell’organo masticatorio nel suo complesso. Conoscere e comprendere le singole strutture, i loro rapporti, le reciproche influenze e i conseguenti adattamenti significa riconoscere ancora una volta l’altalenante ritmo di ontogenesi e filogenesi, ovvero l’avvicendarsi di fattori genetici ed epigenetici, motore del ciclo continuo “Struttura-Funzione-Struttura”, che in ultima analisi ribadisce la priorità del principio di individualità.